Chi siamo

Usciamo dagli schermi è il nome che ci siamo dati per rivendicare il diritto ad una vita degna (che non è pari al suo surrogato: l’esistenza virtuale) e per dare a questa vita spazio pubblico e tempo legittimo. Vediamo in atto un dispositivo normativo e discorsivo che legittima la sparizione di alcuni, la fine della politica, la miopia rispetto alla catastrofe ambientale. Forti dell’esperienza fatta dell’ordine del discorso sui rifiuti e sui migranti, sappiamo che l’utilizzo dell’emergenza è strumentale alla corrosione della partecipazione democratica e del dibattito pubblico che si nutre del pensiero critico.

Dopo il primo lockdown diamo inizio a pratiche spontanee e azioni situazioniste sotto il nome di Tana liberi/e tutti/e, alcune di noi si avvicinano alla Rete Scuola e bambini nell’emergenza Covid 19 e condividono le iniziative nazionali lanciate da Priorità alla Scuola e quelle delle Reti sociali Napoletane per rilanciare rivendicazioni trasversali sulla salute, i mezzi pubblici, la privatizzazione degli spazi.

Rivendichiamo assieme un ripensamento della scuola, l’uso sociale di strade e piazze, l’agibilità di spazi pubblici, la fruizione libera e la cura dell’ambiente, la manutenzione dell’edilizia pubblica, l’accesso alla sanità territoriale e alla mobilità sostenibile. La lotta per la scuola rientra dunque in una riflessione più ampia sullo spazio pubblico e sugli ambiti di relazione negati ai minori napoletani già in tempi di normalità.

Tuttavia, a fronte di quella che abbiamo poi denominato l’ “anomalia campana” – ovvero il prolungamento della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado nella sola regione Campania – ci siamo ritrovati isolati, nessun esponente della politica nazionale né del mondo della cultura ha gridato allo scandalo e localmente la Rete scuola e bambini ha retenuto dirimente la questione della sicurezza. Per noi, stante l’inadempienza di Comune, Regione e Governo, risulta invece imprescindibile richiedere la scuola in presenza nell’immediato, e senza arretrare di un passo nel rivendicare tutte le istanze elaborate fino ad adesso. Pensiamo che le scuole aperte siano la condizione politica necessaria per fare pressioni anche per la risoluzione delle annose questioni legate a sanità e trasporti. Teniamo ferma l’idea della scuola come presidio democratico e di difesa dei diritti. Viceversa, pensiamo che con le scuole chiuse non si può che assistere alla spedita digitalizzazione della vita e delle relazioni delle giovani generazioni. Non possono che aggravarsi l’abbandono scolastico, la demotivazione all’apprendimento e le patologie di studenti e studentesse. Non può che proseguire indisturbato l’attacco ai contratti di lavoro e l’allargamento della forbice delle disuguaglianze.

Per questo continuiamo a chiedere l’assunzione di un numero adeguato di personale, il potenziamento dei trasporti, la manutenzione dell’edilizia pubblica, l’avvio regolare della refezione scolastica, il tempo pieno. Siamo però convinti che tutte queste richieste possono essere portate avanti solo a scuole aperte, perchè è solo nella prassi quotidiana, nella concretezza delle relazioni con il territorio, che se ne misura la tenuta, che emergono problemi e nodi critici che la comunità scolastica è chiamata a risolvere. Come ogni spazio, anche la scuola vive solo se è vissuta. Per questo pensiamo che bisogna dare priorità alla scuola!