Nessun permesso per circolare, nessun ricatto per lavorare.

Usciamo dagli schermi ha aderito allo sciopero generale dell’11 ottobre indetto dai sindacati di base. Abbiamo sfilato con migliaia di compagni in corteo dalla stazione a Confindustria. Pur essendo noi un collettivo nato per difendere principalmente il diritto dei nostri figli allo studio e ad una socialità non surrogata, abbiamo sempre ritenuto che l’attacco alla scuola fosse parte di un piano organico di riorganizzazione della società. In più molte di noi vengono da storie di attivismo politico, di impegno sociale, di antagonismo…. 

Tra di noi vi sono molte docenti che toccano con mano fin da settembre cosa significa essere controllate per poter accedere al proprio luogo di lavoro, un’esperienza che dal 15 dovranno affrontare tutti i lavoratori. 
L’obbligatorietà del lasciapassare a scuola, luogo in cui le norme di prevenzione sono più rigide che altrove, oltre ad essere un ricatto scarica sui lavoratori l’assenza di interventi che la scuola necessita da molto prima del Covid-19: risorse per far funzionare ed ampliare gli spazi, assunzioni, riduzione del numero di alunni per classe…

Dunque abbiamo dimostrato in piazza la nostra opposizione alla gestione autoritaria della sindemia, abbiamo sostenuto la richiesta di giustizia dei lavoratori, contro la strage continua sui luoghi di lavoro….

Due cose ci sembrano emerse chiaramente:
    1 – Il corteo era di protesta contro il governo, contro Confindustria e contro i SINDACATI CONFEDERALI, CGIL compresa. Il sindacato pochi giorni fa è stato bersaglio di un’odiosa aggressione fascista (favorita dalla “distrazione” delle forze dell’ordine), ma non possiamo ritenerlo rappresentativo degli interessi dei lavoratori che ha contribuito a precarizzare e umiliare, e che continua a vessare: puntando ad un obbligo vaccinale che in migliaia rifiutano, firmando patti per il depotenziamento dello sciopero, tentando di delegittimare i sindacati di base. Queste le critiche rivolte ai vertici dell’organizzazione, di cui pur riconosciamo il ruolo storico ricoperto nell’ultimo secolo, nel totale rispetto dei suoi iscritti.
    2 – L’OPPOSIZIONE AL GREEN PASS E ALL’OBBLIGO VACCINALE E’ UN TEMA SOCIALE.
Finalmente abbiamo potuto esprimere, senza l’ambiguità dell “antipolitica”, tutta la nostra rabbia nei confronti del green pass: mezzo di controllo coercitivo, invasivo, discriminatorio e lesivo della dignità personale, che nulla ha a che fare con la prevenzione e la salute. Il green pass, così come tutta la gestione paternalista e autoritaria della pandemia, alimenta l’odio sociale. Questo merita attenzione: sappiamo che è un tema che divide il variegato mondo della sinistra, dominato dallo spavento, della pandemia prima, dei rigurgiti fascisti ora. La rabbia ha le sue ragioni legittime, ma può essere facilmente strumentalizzata. In assenza di un’opposizione sociale forte, questa è un’occasione ghiotta per gruppuscoli marginali di estrema destra di intestarsi la battaglia e canalizzare la frustrazione in odio tra i pari, o verso gli ultimi.
Speriamo che lo sciopero di ieri ci infonda coraggio: possiamo sempre lottare per una vita migliore, a cominciare dall’autodeterminazione e dalla solidarietà. Nessun passo indietro su scuola e sanità pubblica, sulla dignità del lavoro, sulla libertà di espressione, di parola, di associazione, di partecipazione alla vita politica e culturale.